Parliamo di Tanka

Il tanka (短歌, letteralmente, in giapponese, "poesia breve"), anche chiamato waka, è un componimento poetico d'origine giapponese di 31 morae.

È formato da 5 versi di 5 e 7 morae così disposti: 5, 7, 5, 7, 7.
È diviso in due parti: i primi tre versi formano il kami no ku (上の句, strofa superiore), gli ultimi due lo shimo no ku (下の句, strofa inferiore); le due parti devono produrre un effetto contrastante, ed è proprio questa una caratteristica importante. 
Il tanka è più antico dell’haiku, che ne è una sua derivazione: i primi sono registrati intorno al VII secolo dopo Cristo. Secondo alcuni, il loro scopo principale era quello di trasmettere messaggi segreti tra gli amanti: una piccola sintesi di quello che era stata una notte appassionata. Venivano scritti su un ventaglio o legati a un fiore in boccio, scritti di propria mano e fatti consegnare da un servitore, che spesso attendeva il messaggio di risposta. Chiaramente, per essere segreti, i messaggi dovevano essere sufficientemente criptici, celando sotto analogie i piccanti dettagli. In  seguito, la loro funzione cambiò: divennero auguri propiziatori per nozze, nascite, inaugurazioni di nuove case e, nel corso dei secoli, assunsero anche i temi degli haiku, ovvero la natura, i sentimenti e lo scorrere del tempo, passando dalla cultura giapponese al resto del mondo.
Il tanka, come l'haiku, è molto diffuso e praticato in Giappone sia da letterati, sia da gente comune; in tale nazione, infatti, ancora adesso l'imperatore indice annualmente una competizione per il miglior tanka dell'anno, fornendo il tema a cui attenersi. 
Se  lo haiku ha avuto finora una fortuna molto maggiore in Occidente (numerosissimi sono i poeti occidentali che, ormai da un secolo, si cimentano con la formella lirica di tre versi, benché non siano frequenti i risultati davvero memorabili), il tanka offre ai poeti uno spazio linguistico più agevole da plasmare: mentre la concentrazione estrema fa dello haiku un genere poetico arduo e sfuggente, un esercizio del paradosso o un duello con l’indicibile, il tanka è ospitale, è una stanza piccola ma calda e fresca, tersa, accogliente; oltretutto non richiede l’uso del kigo, il termine che allude a una stagione dell’anno, rigorosamente prescritto nello haiku ma quasi impossibile da padroneggiare in Occidente (i kigo sono numerosissimi e spesso tutt’altro che intuitivi).

Un esempio di Tanka 

JORGE LUIS BORGES

*


La strana coppa,
La spada che fu spada
Nell’altra mano,
La luna della strada,
Dimmi, non ti bastano?



~~~




Un poeta giapponese ISHIKAWA TAKUBOKU  qui alcuni suoi Tanka tradotti in italiano. 

Commenti

I più letti

Sciamano - edita

Esperimenti poetici

Piccola volpe - edita

Maddalena - edita

Short stories : Tutto in un weekend (erotico) ©Raffreefly edito