Riflessioni : commenti e commenti

Girovagando su alcuni siti poetici, ho notato che molti autori desiderano spasmodicamente un commento ai loro testi che sia  possibilmente una parola di conforto, oppure una spiegazione che coincida con lo scritto, come se il sentire dell'autore fosse identico al sentire del lettore (accade a volte certamente, ma non è sempre così). 
In altri termini, avvalorare o sostenere l'autore del testo sempre e comunque. 
Quindi ci troviamo di fronte a due categorie di persone: 
autori che ricercano consensi e lettori disponibili al supporto. 
Ragionando in termini psicologici, quello che stanno cercando queste persone, è di mettere a tacere altre idee che non si adattano alle loro. Generalmente, a livello caratteriale, sono individui molto intolleranti. Di solito non hanno una mentalità aperta, ma vivono piuttosto nelle loro convinzioni. 
Di conseguenza, queste persone effettivamente fanno più danni a se stesse che agli altri. 
È meglio non insistere troppo perché sarebbero tempo e fatica sprecati, dunque anche nei commenti, se non si è disposti a spiegare che non si vuole "vincere" ma solo comunicare le proprie opinioni, è saggio passare oltre. 
Detto questo, onestamente non trovo l'utilità in questi tipi di commenti, denota solo a mio avviso, avvalorare una profonda insicurezza. 
Posso capire un supporto psicologico amichevole di un commento, su un argomento assai delicato e personale, reso pubblico dall'autore in appositi spazi o sezioni, in questo caso e solo in questo caso, è un grido d'aiuto che l'autore chiede a tutti gli utenti e va ascoltato e possibilmente confortato; ma se si parla di poesia, è assai più utile per l'autore avere una recensione o un giudizio sull'opera, non sul sentire di chi l'ha scritta. 
È qui che si fa spesso confusione! 

Rammento una bella frase letta tempo fa :
Chi vuole avere ragione, cerca sempre l'ultima parola...Chi ha davvero ragione, ha smesso di parlare da un pezzo...



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Vi voglio raccontare un piccolo frammento della mia vita.
 Molti anni fa, quando ancora mi occupavo di editoria, su un noto social formai un gruppo dal nome "Amici d'inchiostro". 
Al suo interno raccoglievo tutti gli autori che negli anni avevano pubblicato con me, alcuni amici critici letterari e un ristretto numero di musicisti e pittori. Amici d'inchiostro era diventato un cuore pulsante, un gruppo di lavoro dinamico per la pubblicazione di nuove antologie poetiche. Lì si creava ogni giorno.Si decidevano il titolo, quali poesie inserire, si scriveva a più mani, si sceglieva la copertina e la casa editrice tra quelle con cui collaboravo. Si leggevano critiche, si imparava, ci si divertiva davvero e nel tempo stesso si cresceva, quasi senza rendercene conto. Era la nostra casa, il nostro piccolo studio, virtuale certo, ma ricco di umanità e calore poetico. Spesso le poesie trovavano nel musicista, la propria collocazione ritmica e divenivano parte integrante di un percorso. Lo stesso discorso valeva per i pittori, che nelle nostre parole si ispiravano. Su amici d'inchiostro si sono sviluppati progetti importanti, hanno preso vita eventi che mai avrei pensato di poter attuare se non avessi avuto collaborazioni così. E non parlo solo di reading poetici, ma veri e propri momenti di aggregazione artistica e non solo. Nel nostro piccolo, ci occupavamo anche di sociale, il primo evento in assoluto era stato a favore dell'Aquila dopo il terribile terremoto. Un po' mi manca quel periodo, lo ammetto, anche se era veramente impegnativo, ma lo ricordo volentieri come un pezzo del mio percorso molto significativo.
Il mio discorso è per farvi capire che la difficoltà non sta nel dire ad un autore ti posso pubblicare, bensì dire non sei pronto per la pubblicazione. A quel punto la risposta negativa si fa odio, invece dovrebbe essere spunto di riflessione e soprattutto di crescita.



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