Short stories Sfide epocali, la storia - inedito

Raccatto' i suoi quattro stracci al volo e chiuse la porta dietro di sé, avendo cura di lasciare le chiavi dell'appartamento sul mobiletto dell'entrata, accanto al telefono. "Tra due giorni al massimo faccio portare via tutto il resto" - disse con fare spedito Martina. 
Una convivenza burrascosa finita. Doveva andare così. Meglio per tutti. 
La dottoressa Martina Ponzi, psichiatra, era uno di quei medici dediti a curare le anime perse, ma quella del suo ex non l'aveva proprio capita e tanto meno curata. Solo liti furibonde con sprazzi di luce su un cielo eternamente tempestoso, durato 15 mesi. 
Si trasferì nell'alloggio accanto al suo studio, certo era un appartamento più piccolo rispetto a dove viveva prima, ma almeno era infinitamente più comodo per il lavoro e soprattutto era sola. Collaborava poi, con l'istituto di salute mentale della città che si trovava appena ad un isolato da lì, arrivata a questo punto, poteva farsi una bella camminata ogni mattina, giovando così anche alla sua salute. Lo stesso istituto aveva aperto poco più in là, un padiglione chiamato "Residenza protetta" dove venivano internati i pazienti gravi cronici per un' assistenza adeguata di 24 ore su 24. 
Arrivò in istituto poco prima di pranzo, aveva chiesto l'intero giorno libero, ma era preoccupata per una sua paziente e non se la sentì di infischiarsene. Salutò i colleghi e si diresse verso il padiglione a passo spedito. La residenza era strutturata come la casa delle bambole con colori pastello alle pareti, una sala da pranzo, un grande salone per festeggiare gli eventi, dai compleanni alle feste comandate, una sala di lettura, una saletta per i giochi di società e infondo al corridoio le 6 camere, singole con bagno. Le pazienti potevano girare liberamente all'interno della struttura, anche in giardino, posto sul retro, dove una magnifica magnolia stava sbocciando. Martina entrò e cercò la donna, come spesso accadeva, la trovò accasciata per terra a guardare il soffitto bianco nella sala di lettura. Le mani giunte in petto e un sorriso statico sul volto, quasi beata. Erano passati due anni dal suo ricovero presso l'istituto, non aveva fatto progressi e anzi, stava peggiorando. Aveva ucciso la sua figlioletta di appena un anno gridando "Dio me l'ha ordinato ". Un caso straziante. 
"Buongiorno Luisa, ti disturbo?" - disse la dottoressa sedendosi sul pavimento. 
"Shhhh" - Rispose Luisa alzando una mano per sottolineare di fare silenzio. 
A volte Martina si sentiva stupida quanto loro, o forse, più di loro. Instaurare una sorta di dialogo con un malato di mente non è mai facile e nel caso di Luisa, spesso sembrava qualcosa di impossibile. Stette buona buona per qualche minuto, seduta per terra accanto a Luisa che vedeva leggermente alterata in volto e poi le disse :-"Sono passata solo ad avvisarti che stanno mettendo in tavola arrosto con patate, ma se non vuoi mangiare non fa niente."- E si alzò dirigendosi verso la porta. 
"È un segno! Dio mi stava dicendo di mangiare arrosto oggi!" disse Luisa alzandosi con uno scatto felino e continuò - " Sai dottore la mia piccola si è addormentata, aveva la pelle così chiara e profumava di borotalco, si è addormentata ma io non la vedo più e non so il perché. Perché dottore non la posso vedere? " - parlò in maniera estremamente tranquilla Luisa aggrappandosi al braccio di Martina." Ne abbiamo già parlato, non ricordi? La tua bambina è con Dio ora, è un angelo e gli angeli non si vedono, si sentono, qui, nel cuore." 
" Un angelo, si è proprio così. Un angelo " - battendosi sul petto rispose Luisa.
Lasciò Luisa all'infermiera che la fece accomodare al suo posto tra le altre pazienti per il pranzo e andò dal direttore dell'istituto. Lo trovò nel suo ufficio a sgranocchiare noccioline e mandorle, il suo pranzo. 
"Avanti" disse lui con la bocca piena. "Ciao Ettore, posso? So che mi hai cercata, ma se vuoi passo più tardi" - disse sbirciando appena. 
"Nessun problema Martina, il mio pranzo è ultra veloce, vieni accomodati. Ti ho cercato infatti per proporti una collaborazione che mi auguro possa essere interessante anche dal tuo punto di vista. Dunque, si parla di Berlino. Mi hanno richiesto una valida psichiatra, capace e all'avanguardia, altamente motivata e soprattutto molto discreta, disposta a trasferirsi momentaneamente per lavorare presso il centro studi malattie mentali. Stipendio da favola, durata della trasferta due mesi, almeno inizialmente poi vedranno loro e dunque come non potevo pensare a te! Sei la migliore. Che ne dici? " - il direttore disse tutto questo d'un fiato e con una certa allegria, che lì per lì poteva quasi apparire esagerata. 
" Beh che dire, ho bisogno di rifletterci su. Ovviamente ti ringrazio per aver pensato a me, anche se non mi sento la migliore come sostieni tu, ma grazie. Mi stupisce un po' questa cosa. Nello specifico cosa fanno al centro? - Rispose Martina. 
"Ah mia cara assolutamente top secret.  Non sono autorizzato a dirti di più, anche perché non conosco effettivamente gli studi che stanno portando avanti, so per certo però, che è per il bene dell'essere umano e tu hai sensibilità e capacità da vendere. Ecco perché l'ho proposto a te. Se accetti parti sabato mattina. Ascolta, ti lascio 24 ore per pensarci come si deve. Ci vediamo domani e spero sia un si. Ora perdonami ma mi stanno aspettando per una riunione. Se vuoi scusarmi. " 
Lasciò l'ufficio del direttore un po' frastornata." Un bel colpo certo, interessante probabilmente. Ci dormirò su, sperando che la notte porti un buon consiglio. "- pensò Martina, ma in cuor suo aveva già deciso. In fondo il tran tran quotidiano qui era immutabile e a Berlino avrebbe potuto fare esperienze nuove, magari riuscire a scoprire nuovi collegamenti ereditari o biologici. E poi, erano solo due mesi, una opportunità da valutare. 
Sabato alle 11.40 in perfetto orario, poggio' per la prima volta i piedi in territorio tedesco. Una Audi Q7 nera guidata da due uomini eleganti l'attendevano. "Guten morgen doktor" - disse uno dei due mentre l'altro solerte le prendeva il trolley. 
"Buongiorno, grazie. Dove siamo diretti?" - rispose Martina salendo in auto. 
"Scusi il mio brutto italiano. Località segreta doktor. Tutto bene. Tra poco arriviamo" - disse l'autista guardandola dallo specchietto retrovisore, attivando il divisorio in vetro nero tra i due posti anteriori e il resto dell'auto. 
Martina un poco si stupì di tanta segretezza, ma cercò di rimanere calma, nonostante i vetri oscurati del suv non permettessero una buona visuale, capiva che si stavano allontanando dalla città; vedeva forme di alberi all'esterno o almeno così sembrava e l'idea di traslocare per un paio di mesi in campagna non le dispiaceva affatto. 

L'auto si fermò e scendendo la prima cosa che avvertì nettamente fu il profumo. 
L'odore acre e penetrante, di muschio, unito a legno bagnato e a erbe selvatiche. 
"Doktor, bitte folgen Sie mir" pronunciò l'autista, prendendole delicatamente l'avanbraccio in modo che lo seguisse all'interno di una villa antica e lussuosa e apparentemente, deserta. 
Entrarono in una stanza dove l'arredamento era pesante e scarso: un tappeto che occupava quasi tutta la sala, un tavolo enorme di legno sopra, due poltrone in cuoio invecchiato. 
Tre delle quattro pareti erano piene zeppe di libri medici posti su mobili a muro, alti fino al soffitto e di fronte alla porta, una finestra che dava sul cortile dov'era parcheggiato il suv. 
Il profumo dei libri aveva un non so che di sinistro e magico allo stesso tempo. La lasciarono sola pochi minuti poi fece la sua entrata il direttore del centro, il professor Otto Kaiser, accompagnato da una assistente. Entrambi erano vestiti con abiti eleganti, quasi funerei. 
La donna, ben più alta del professore, aveva i biondi capelli raccolti in una treccia che girava intorno al capo ed era estremamente seriosa, solo un cenno di saluto con la testa. 
Il professore invece era cordiale, si informò su come era andato il viaggio e aggiunse in un italiano comprensibile : - "Ora verrà accompagnata ai suoi alloggi, si riposi. La signorina Ute, è a sua disposizione. Nel pomeriggio la porterò nell'anima della villa e parleremo. A dopo mia cara e benvenuta". 
Martina seguì Ute nei meandri di quella villa immensa, da sola di sarebbe certamente persa. 
La sua camera era accogliente, praticamente un mini alloggio. L'entrata dava direttamente su un piccolo salotto molto grazioso, un divano e due poltroncine in tessuto damascato, un tavolino, il caminetto. Proseguendo l'anticamera, con un armadio a muro e poi la camera da letto e accanto un unica porta, oltre a quella d'ingresso, che portava al bagno. C'erano due finestre soltanto, una in salotto e l'altra in bagno che davano entrambi su una piccola isola al centro di ciò che poteva sembrare un lago. 
"Che meraviglia!" - si lasciò scappare Martina. 
"È il nostro orgoglio. È la Perla dell'Havel, l'isola dei pavoni." - rispose in un ottimo italiano Ute; Martina però si sorprese più che altro della dignitosa fierezza con cui l'aveva detto. 
Rimasta sola Martina si levò immediatamente le scarpe e si buttò sul letto e, nel tepore della stanza, si addormentò. 
Erano da poco passate le tre e qualcuno bussò alla porta. Ute entrò e Martina si svegliò di soprassalto e sfregandosi gli occhi  :"Mi sono addormentata. Santo cielo che ore sono?" Ute come un corazziere di fronte a lei le rispose :- "Sono da poco passate le 15 Doktor, il professore la sta aspettando di sotto. Devo attendere?" 
"Mi perdoni Ute, sono mortificata, ero molto stanca, mi cambio, ci metto un attimo giuro e poi vengo da sola, ci provo almeno" - disse questo sorridendo per sdrammatizzare, ma cogliendo comunque gelo, nello sguardo di Ute. 
"Come desidera Doktor" e si avviò verso l'uscita. 
"Cominciamo bene" - pensò Martina con una smorfia. 
Si fece una doccia rapida, ristoratrice, si mise qualcosa di comodo e uscì dalla stanza cercando di ricordarsi i giusti passaggi per arrivare all'ufficio del professore. 
"Scendo di qui, svolto di là e forse ci sono" - concentratissima pensava Martina, ma ahimè sbaglio' e si ritrovò in un luogo cupo. Un lungo corridoio con porte di ferro ai lati, una ogni tre passi. Ogni porta aveva uno spioncino a scomparsa, curiosa ne aprì uno e ciò che vide la fece rabbrividire. 
La stanza non era più grossa di un fazzoletto, con muri grigi e freddi. Al centro un letto dove sdraiato c'era un uomo, legato mani e piedi. 
"Doktor" si sentì chiamare e trasalì. "Si è persa Doktor vero?" 
"Si Ute, mi sono persa e sono finita qui. Cos'è questo? Perché quell'uomo era legato? E dietro a quelle porte ci sono altre persone in quelle condizioni? Perché" - parlò con sgomento Martina ma Ute non le rispose, si limitò a dirle di fare più attenzione la prossima volta. 

Le domande da porre al professor Kaiser erano tante e rimbalzavano come biglie impazzite nella mente di Martina. Si costrinse alla calma e chiese semplicemente perché. 
"Mia cara, ci sono ordini che vanno rispettati. Il nostro centro è l'unico in Europa  e terzo nel mondo a livello di importanza. Qui si crea l'intelligenza artificiale, ne avrà sentito parlare immagino. È il futuro, un giorno le macchine avranno una intelligenza propria, autonoma e  superiore all'uomo e noi stiamo lavorando perché questo avvenga nel migliore dei modi. 
Le macchine dunque verranno collegate direttamente al nostro cervello, cureremo gravi malattie celebrali, aumenteremo le capacità fisiche e cognitive della razza umana che sono attualmente indesiderabili, come la vecchiaia. Basta inserire un minuscolo microchip nel cervello che agirà come una porta USB-C. "- sorridendo disse. 
" Perché quell'uomo è legato? " - scattò Martina appoggiando non proprio delicatamente la mano sul tavolo. 
Si fissarono a lungo negli occhi, quasi a sfidarsi e poi, con la massima serenità Kaiser disse :
"Bisogna passare tramite molte sconfitte prima di avere un risultato glorioso. Questo lavoro non è facile, ma io la conosco molto bene, più di quanto lei immagini, l'ho voluta qui perché so il suo potenziale. Mi ricordo perfettamente gli studi da lei svolti anni fa su scimmie, macachi se non erro. Quegli studi hanno permesso di creare scimmie transgeniche. Lei capisce, mia cara? Ora capisce perché è stata da me scelta? Ci sono altri 3 medici nella struttura, oltre a lei. Insieme cambieremo il mondo e, fino a che questo non avverrà lei e suoi colleghi lavorerete a questo progetto. Ci saranno ancora sconfitte, ma sappia mia cara, che ogni essere umano nell'ala C non avrebbe avuto vita facile fuori. È un sacrificio se vogliamo, per il bene dell'intera umanità. Un grandioso progetto di cui lei cara Martina, farà parte. Suvvia deve essere orgogliosa di questo o preferiva forse starsene al suo tranquillo paesello ad imboccare i suoi pazienti? Serena mia cara, stia serena. Ah, quasi dimenticavo, è impossibile telefonare da qui. Inutile provarci, comunicherò io stesso al suo capo i progressi. E ora, avendo già visto l'anima del centro, vuole seguirmi per la presentazione agli altri colleghi? "
Basita. Restò sconcertata e sgomenta. Ora realizzava appieno il progetto. Ora aveva paura. Si sentiva in trappola; forse Ettore non sapeva, o se sapeva, accettava la cosa. 
Fatto sta che ora lei era lì, come prigioniera per far parte del disegno del transumanesimo. 


"Eugenetica dunque! Ovvero la disciplina che dovrebbe interessarsi del miglioramento della specie umana attraverso l'utilizzo di fattori esterni, rispetto all'evoluzione naturale. In poche parole la natura non è in grado da sola, di migliorare l'uomo. Ecco perché scelgono individui con disabilità mentali o fisiche, probabilmente anche i criminali. Quindi anche  la riproduzione assistita, la surrogazione di maternità, il trasferimento citoplasmatico. 
In questo modo si rischia la perdita di una diversità genetica, senza considerare che  l'eugenetica negativa può essere considerata come una violazione dei diritti umani fondamentali i quali includono anche il diritto alla riproduzione! Mio Dio!! "
Concitato fu questo pensiero nella mente di Martina mentre stava scendendo con l'ascensore nel sotterraneo a fianco di Otto Kaiser. 
L'ascensore si fermò e un portone in automatico si aprì. I medici, ricercatori stavano lavorando assorti. Otto Kaiser uscì per primo e in modo molto teatrale annunciò l'arrivo di Martina mettendola un poco in imbarazzo. "Gentili colleghi un attimo di attenzione. Ho l'onore di presentarvi la dottoressa Martina Ponzi dalla splendida Italia che ci onorera' della sua brillante esperienza. Venga cara le presento il dottor Paul Moore da Bristol, Thomas Petit da Halle e il professor Antonio Garrido Spagna. Un bellissimo gruppo. Bene, ora vi lascio lavorare cari colleghi. Fate voi gli onori di casa". E se ne andò sotto lo sguardo attento dei medici. 
Fu il professor Garrido a rompere il ghiaccio con un discreto italiano: "Italia dunque?  Mia moglie, anzi ex moglie, è di origine italiana, Veneziana per la precisione. Tu di dove sei? -" Sono lombarda di Como. Posso sapere che tipo di studi state conducendo? "
I medici si guardarono negli occhi, Garrido annuì :-" Si, certo. Vieni di là "
Il professor Garrido a quel punto prese di nascosto carta e penna e si spostò verso il bagno e lì scrisse : 
« Attenzione. Ci sono telecamere e microspie. Ci tengono in ostaggio. Attenta a come parli, sempre!» dopodiché strappò il foglio, tirò lo sciacquone e uscì. Martina era turbata e sconcertata. 
Paul le si avvicinò e le disse :"Qui il lavoro finisce alle cinque, vengono ad aprire la porta e ci lasciano liberi, anche se pare un eufemismo. La cena è alle 19.30. Orari stabiliti, scanditi sempre dai soliti rituali.  Riposare e lavorare il giusto per essere perfettamente lucidi.  Dopo le cinque se vuoi ti facciamo vedere il panorama, così chiacchieriamo. Vieni, ti mostro i miei dati sui vaccini."
Mentre il collega parlava, Martina era immersa nei suoi pensieri. Era una sorta di centro per esperimenti, questo era sicuro, ma la figura di quell'uomo legato al letto non la lasciava. Doveva fare domande e soprattutto voleva risposte. 
Il giardino della villa era silenzioso, nemmeno un alito di vento. Thomas, Paul e Antonio portarono Martina sotto un immenso salice dove c'erano due panchine e un tronco d'albero che fungeva da tavolo. "Forza spara, qui puoi parlare" - disse Paul. 
"Ho capito che qui si fanno esperimenti. Ho visto un uomo legato ad un letto, pare sia un padiglione particolare. Mi sconvolge. Ditemi, veramente che ci stiamo a fare qui!?" - parlò sommessamente Martina guardando in faccia i tre uomini con sgomento. 
"Sai, sapevamo che sarebbe arrivato un altro medico. Il quarto si è ammazzato un mese fa. Era italiano, come te. Non ha retto. Non vedeva via d'uscita e si è tagliato le vene." - parlò Thomas accendendosi una sigaretta. 
"Come si chiamava?" - chiese Martina 
"Lorenzo Boni psichiatria" - rispose Thomas 
"Lorenzo? Un mio collega si chiama Lorenzo Boni. Il direttore mi aveva personalmente detto che aveva chiesto il trasferimento all'estero, dove poteva fare una brillante carriera. Invece era qui?!" - disse Martina portandosi una mano sulla bocca, disperata. 

" Lorenzo è stato mandato qui, di proposito come tutti noi. Ettore Marni, il professor Ettore Marni è lui il tuo direttore vero?" - esordì Antonio e continuò dicendo :- "Quello che non sai, è che il buon Ettore è il tirapiedi di Otto Kaiser e che il professor Kaiser prende ordini da qualcuno ben più in alto. Il circolo vizioso è il nuovo ordine mondiale. Siamo in buona sostanza, pedine. Scommetto che non hai nessuno che ti aspetta a casa. Niente marito o fidanzato. Sbaglio? " -  Martina scosse la testa. 
" Esattamente. Se a noi dovesse capitare qualcosa, nessuno ci verrebbe a cercare. Telefono e documenti sono in mano a Kaiser, siamo praticamente già morti. " - proseguì Antonio Garrido
" Da quanto siete qui? " - chiese Martina ai suoi colleghi. 
"Siamo arrivati praticamente tutti insieme, due mesi fa." rispose Thomas e continuò mettendola al corrente della triste verità - " Qui si fanno esperimenti su tutto, sull'acqua, sui vaccini, sulle basse temperature o su quelle estremamente alte e le cavie sono esseri umani, disadattati che nessuno mai potrebbe cercare. Quelli che restano vivi, sono usati per altri test. Noi elaboriamo i dati e due medici di Kaiser procedono. Ti ricordi Clauberg, Schumann, Madaus e gli esperimenti sulla sterilizzazione nei campi di concentramento? Questi pseudo medici dicevano di mirare al progresso della medicina, ma dimenticarono che obiettivo della medicina sono la salute e il benessere di ogni individuo. Essi, invece, utilizzarono l’ideologia razzista che divideva i popoli in “razze” inferiori e superiori e gli individui in normali e anormali per giustificare il proprio operato. Si preoccuparono della propria carriera e non delle sofferenze che infliggevano. Questo è ciò che siamo costretti a vivere qui dentro. Questo è il motivo per cui Lorenzo si è suicidato. Questo è ciò che Kaiser e uomini come lui vogliono creare, la nuova era, la "trasformazione del mondo”, un progetto prima utopistico e poi politico di “rinnovamento” dell’umanità. È terribile. Terribile tutto questo" 
Paul batte' un pugno sul tronco e proseguì dicendo :-"La diffusione o imposizione di un pensiero omologato, facilmente controllabile una sorta di pensiero unico,  il controllo della comunicazione. L’idea di fondo è che l’uomo può farsi Dio e abbattere la natura, arrivando a derive post-umane finora impensabili. "
Antonio a questo punto disse :-" Prendi un esempio per tutti, la Triptorelina come sai, appartiene alla categoria farmacologica degli «Analoghi degli ormoni liberatori delle gonadotropine», in pratica agisce causando la soppressione della funzione gonadotropa pituitaria, detto in parole semplici blocca alcuni importantissimi ormoni, come il testosterone, agendo direttamente sulla ghiandola endocrina pituitaria: l’ipofisi! Attualmente viene somministrato nel carcinoma della prostata e in quello della mammella mediante un’iniezione che viene effettuata tassativamente ogni 3 mesi ma l’impiego sarà allargato ai casi «in cui la pubertà sia incongruente con l’identità di genere (disforia di genere)» Quindi il Ministero della Salute e l’Aifa hanno autorizzato l’utilizzo di un farmaco ormono-castrante già in uso per il cancro al seno e alla prostata, per i bambini che non riconoscono il proprio corpo o la propria sessualità! "
"E Le smartdust? I microscopici sensori della dimensione di granellini di sabbia in grado di funzionare in modalità wifi per scambiare dati sensibilissimi con un ricevitore esterno, vogliamo parlarne?  Il nuovo ordine mondiale è qui. " - aggiunse Paul. 
Martina ascoltò tutti con estrema attenzione e alla fine disse :-" Dobbiamo trovare il modo di scappare da qui e denunciare tutto alle autorità. Mettere in rete, dare informazioni alla stampa, quella giusta. Far sapere alla gente comune cosa sta accadendo. Dobbiamo diffondere le notizie, in qualche modo. Chi conosciamo di pulito? Ci sarà pure una persona al di fuori di questa casta di cui ci possa fidare! Noi quattro siamo medici e abbiamo giurato, non possiamo fare finta di niente! "

I mesi che seguirono furono dedicati alla preparazione della fuga. Si ingegnarono ad utilizzare un mezzo per comunicare tra loro tramite poche righe sul PC, utilizzando numeri e sigle, leggermente discordanti dalla formula a cui stavano lavorando e soprattutto, fecero gruppo scambiandosi informazioni e mettendo insieme il loro sapere per il piano.
Avevano fatto una sorta di mappa, studiato ogni angolo della villa, ogni centimetro, ogni telecamera e avevano scoperto un punto morto. Interessante e felice scoperta, avevano riso, per la prima volta da quando erano lì. 
Intanto al padiglione C gli esperimenti proseguivano ininterrottamente portati avanti dai due pseudo medici di Kaiser. 
Martina visitò più volte gli sventurati, alcuni avevano perduto il senno tentando l'autolesionismo, altri presentavano ossessioni e deliri. Altri ancora anomalie nel linguaggio. 
Alla fine i malcapitati che sopravvivevano, venivano sedati e legati al letto per poi ricominciare il giorno successivo. 
"Ragazzi, siamo a circa 40 km da Berlino e a circa 70/100  km dal confine polacco nella regione del Brandeburgo, lì c'è una mia carissima amica di origine italiana che lavora come freelance per un piccolo giornale locale. Che ne dite se ci provo?" - esordi Martina rivolgendosi ai suoi colleghi, durante l'ora d'aria sotto il grande salice. 
Rimasero tutti e tre  impietriti." È molto rischioso Martina, troppo lungo il viaggio. Ci vado io" - disse Thomas. 
"Non se ne parla neanche, conosco bene la mia amica, non ti starebbe ad ascoltare. È lungo e rischioso certo ma, sono caparbia, sfoggero' il mio bel sorriso e ce la farò non ti preoccupare. Ci vado io, devo farlo io e partirò stanotte" - rispose decisa Martina. 
Era la notte del primo quarto di luna, quando Martina sguscio' fuori silenziosamente dalla villa. Felina, corse attraverso la boscaglia poco distante dalla strada. Arrivò in paese, deserto, lo attraversò in direzione di Berlino e lì, sotto il cavalcavia, un'auto la stava aspettando a fari spenti. 
"Finalmente! Grazie al cielo! Sono giorni che ti aspetto! Rischiavo di essere scoperto. Come stai?" - disse l'uomo mettendo in moto l'auto. 
"Ciao Pier, caspita è stata dura. Durissima. Ma ora sono qui e sto bene. Ho tanto materiale da inchiodare quel bastardo per il resto della vita. I ragazzi che erano con me, non c'entrano nulla, voglio siano liberati, sono veramente ostaggi di Kaiser, ne ho le prove."
Quello che nessuno sapeva era che la bella dottoressa Martina Ponzi era una infiltrata della CIA e che il suo obiettivo primario era di smascherare l'abominio perpetrato da Kaiser e i suoi uomini.  Dopo due giorni la villa con i suoi esperimenti fu solo un brutto ricordo. Kaiser e i suoi medici furono sbattuti in galera in attesa di processo. I macchinari vennero distrutti e fu data degna sepoltura ai corpi martoriati. I sopravvissuti furono portati in cliniche e, per quanto fosse possibile, curati. Stesso trattamento anche per i vari soggetti esterni coinvolti, come il professor Ettore.  
L'operazione "Sfide epocali" si concluse con un riconoscimento alla dottoressa Martina Ponzi, per il lodevole  comportamento nell'adempimento dei propri doveri. 

Esattamente un anno dopo, durante la notte del primo quarto di luna, quattro medici si trovarono a Firenze, sotto la magia di un cielo stellato. 
Quattro medici diventati amici inseparabili.

(The end) 


Immagine in artedigitale by ©Raffreefly 

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