Short stories La vita oltre - inedito

"Quanta fatica dietro un battito d'ali" - pensò Melany guardando il pettirosso sul ramo della Magnolia in giardino. Lo schiudersi del giorno era prossimo e lei stava preparando il caffè. Erano da poco passate le sei di un mattino invernale particolarmente rigido, per strada soltanto lo spargi sale a rompere il silenzio. Melany frequentava l'ultimo anno della scuola circense, all'Ecole de Cirque di Bruxelles, una scuola che le aveva insegnato il pensiero critico, l'autonomia e la responsabilità. La sua passione per l'arte circense l'aveva accompagnata sin da bambina, con caparbietà ed entusiasmo aveva poi abbandonato la sua città natale, Torino per trasferirsi qui, dove iniziare un percorso che potesse  rafforzare la fiducia in se stessa e lo sviluppo dell'intera persona nella sua complessità. In Italia esistono solo scuole preparatorie, mentre in Francia, in Belgio o comunque all'estero è possibile trovare università, centri di formazione superiore, fondi e in generale, più mezzi. Il suo sogno era di realizzare una compagnia di circo contemporaneo, per il momento però, era soltanto un desiderio, la strada era ancora parecchio lunga e sicuramente tortuosa. 
Si stava specializzando in acrobatica verticale e il livido sulla coscia sinistra le ricordava come tutto può essere difficile e, ahimè, doloroso. 
"I lividi servono a non dimenticare di prestare attenzione" - pensò sfregandosi la coscia con una leggera smorfia. Melany divideva il suo appartamento con altre due ragazze italiane, anch'esse  della scuola circense precisamente funambole, Rosy e Beatrice, simpatiche e intraprendenti, che al momento si trovavano a Parigi con alcuni colleghi per uno spettacolo teatrale. 
Angeli, appesi a braccia di tessuto, oppure demoni, in corsa perenne su dimensioni verticali, così venivano definiti. Lassù, dove tutto appare semplice, tutto è possibile, tranne cadere. 
"C'è della Poesia in tutto questo" - pensò Melany salutando con un sorriso Claude che dall'alto le mandò un bacio. Lei e Claude facevano coppia fissa, artisticamente parlando. In verità tra i due, l'amicizia si stava tramutando piano piano, in qualcosa di più profondo. La completa fiducia reciproca, necessaria per donare il massimo delle emozioni durante un numero, si stava rivelavando fondamentale anche nel loro rapporto, dando vita a qualcosa di forte e sincero. 
"Sei pronta principessa per le evoluzioni? Ti voglio grintosa e armoniosa come un felino. Miaoooo" - aggiunse Claude sorridendo mentre saliva sul palo unicamente con le braccia. 
"Sono nata pronta caro mio!" - rispose lei con una sonora risata.  Appoggiò il borsone sulla panca e si concentrò sull'esercizio che le aveva procurato quel bel viola sulla coscia. Un passaggio difficile che non le riusciva e non ne capiva il motivo. Fece un bel respiro e pensò:
-" Ce la posso fare, perché non dovrei riuscirci. Difficile, ma non impossibile." 
Partì la musica, Lana Del Rey - Burning Desiré e Melany si trasformò. 
Angelo e demone alla pari, grinta e sensualità in egual misura. Ma ecco, poco prima della chiusura, quell'evoluzione ad alto rischio; percepisce la paura, si distrae, perde il controllo e Claude non può fare niente. La vede cadere in un secondo. 
Melany non risponde. La corsa all'ospedale più vicino, l'intervento per rimuovere l'emorragia celebrale. La paura, il dramma, Il coma. E il tempo si ferma, sospeso. 

«Vidi un pettirosso che portò il gelo, mi ricordo. 
Non ricordo, ho sognato forse. 
Io vedo e penso ma non so parlare. Perché? 
Vedo il legno usurato dell'aula così vicino ne avverto il profumo. 
Sento le note di una melodia. Ricordo o sogno? 
Qualcuno mi chiama, non sa che non posso rispondere.  
Vedo Claude chino su di me. 
Il cuore batte e sbatte contro qualcosa di freddo.
 Il mio cuore corre forte e poi s'assopisce. 
Non capisco. 
Rivedo il pettirosso, proprio qui, a me vicino.
 È muto.» 


«Mi pare di udire caldo, una sensazione di calore qui, accanto a me. 
Un rumore sordo, continuo mi martella la mente. 
Rimbalzo sul soffitto e mi vedo. 
Sono stesa in un letto bianco.
Bianco come il mio volto. 
Vedo tubi, macchinari, vita. 
Dunque io vivo? 
Non capisco, il cuore mi batte forte, come mille cavalli al galoppo. 
Mi duole quell'uomo che vedo di spalle, avverto la sua tristezza.
Sento i suoi silenziosi singhiozzi.»


«Forse è stato solo un sogno
Ero in un luogo a me sconosciuto e mangiavo un gelato. 
Poi mi ritrovo a camminare sull'acqua 
Tiepida mi avvolge e mi appaga. 
Ho imparato a volare via da me
Ma ogni volta mi vedo in un letto bianco 
Poi cado e mi sveglio. 
Oppure no. Continuo a dormire.
Forse sto sognando.» 


«Questo sogno non mi piace più 
Voglio svegliarmi. 
Qualcuno mi aiuta ad uscire da qui? 
Sembra un tunnel bianco accecante 
E laggiù il volto di Claude che ride
Ride di me? 
Voglio svegliarmi
Voglio uscire da qui.» 


«Ho sentito quell'uomo col camice bianco dire "ha mosso il dito" 
L'ho sentito davvero,  almeno sembrava sincero
Qualcosa mi punge ahi! 
E non smette il bruciore 
Sorridono tutti, si stringono le mani 
Ma io qui non ci voglio restare
Lo  sanno o no che desidero uscire!» 

"Buongiorno signori. Dunque, la vostra figliola dopo 5 giorni di coma sta facendo notevoli progressi. Emergere dal coma è un evento raro ma possibile e Melany è estremamente combattiva. È un processo molto lento, I primi segni, com'è avvenuto in questo caso, sono reazioni emotive ed inseguimento visivo. Poi, lentamente, subentra qualche consapevolezza dell’ambiente circostante, senza alcuna capacità di autogestione o di espressione dei propri bisogni, ma siamo sulla via giusta. Sappiate che il  risveglio è molto sofferto nella maggior parte dei casi e anche l’organismo si presenta fragile e in preda ad infezioni e complicanze.
Il recupero potrà essere associato a stati di aggressività e agitazione, è la reazione di una persona che non capisce dove si trova e cosa gli stia succedendo. Rinascere non è mai facile, ma con il familiare di riferimento a fianco sarà possibile. Pazienza e determinazione, cari signori, Melany ama la vita. " - parlò così il professore ai genitori di Melany.

Uscirono dall'ufficio del neurologo mano nella mano, "passiamo a salutarla" disse la madre di Melany stringendo più forte il marito. Andarono fino in fondo al corridoio e aprirono la "porta dei silenzi"; sulla sinistra grandi vetrate da cui si poteva ammirare il giardino sottostante, per i pazienti; panchine qua e là, piccole aiuole, un sentiero lastricato e al centro il  prato inglese con una piccola fontana; sulla destra, singole stanze capienti. Melany era nella numero 12. Dalla porta a vetro videro una figura maschile al suo capezzale. Era seduto sulla sedia accanto al letto, aveva il viso tra le mani, pareva pregasse. I genitori entrarono e Claude si alzò: "Siete i genitori di Melany immagino. Piacere sono Claude un suo amico" - e poi, spostandosi verso l'uscita continuò - "Vi lascio soli, scusate l'intrusione". 
"No resta. Siamo passati a salutarla prima di andarcene e a dirle che è sulla giusta via. Di stare tranquilla" - disse la madre accarezzando la guancia della figlia. 
"Tu la conosci bene? Perdonami, ma non ricordo abbia mai parlato di te." - esordì il padre guardando il giovane. 
"Si, abbastanza bene, frequentiamo entrambi la medesima disciplina. Io sono il suo compagno artistico e, io c'ero quando è successo l'incidente. Stavamo provando insieme e non so come questo sia potuto accadere. Non ho potuto fare nulla, nulla! Non c'è pace per me. Mi dispiace. Mi dispiace tanto. Le voglio bene. " - rispose così Claude, con la voce spezzata dalle lacrime. 
I genitori si guardarono a lungo e compresero che sarebbe stato lui il "caregiver". 
Apprese in quel momento Claude che Melany voleva combattere per poter riemergere e che lui sarebbe stata la persona giusta per riportarla alla vita. 
Capì, in quel preciso istante che la vita di entrambi era legata da un filo invisibile, fatto di cose che li accumunava. 
"Tornerò a vivere se Melany vivrà. Lei ritornerà se io mi impegnerò. Non posso perderla, non voglio perderla." - pensò Claude. 

Si avvicinava il solstizio d'inverno e uno spavaldo pettirosso all'improvviso sbircio' dalla vetrata della clinica. 
Si narra, che le sue melodiose note risvegliarono le anime dormienti, dando un senso al nuovo inizio, con altruismo e generosità.





Immagine in artedigitale by ©Raffreefly 

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